mercoledì 26 luglio 2017

Roma, lo scandalo delle partecipate: 3mila lavoratori assenti ogni giorno

Tra malattie e permessi resta a casa il 12,6% dei dipendenti totali. Record negativo per Ama, la municipalizzata dei rifiuti

Roma, lo scandalo delle partecipate: 3mila lavoratori assenti ogni giorno

Ogni giorno nella galassia delle società partecipate al 100% del Comune di Roma sono quasi 3mila (su 22.700) gli addetti assenti sul posto di lavoro. Conti alla mano, ferie e riposi settimanali esclusi, si tratta di quasi il 12,6 per cento dei dipendenti. Restano sguarniti i turni di bus, netturbini o impiegati non solo per malattie e permessi legati alla 104, ma anche grazie a fantasiose licenze, come quelle per andare a messa o per fare il trasloco.

Come riporta Il Messaggero, sul gradino più alto dell'inglorioso ranking dell'assenteismo c'è Ama, la municipalizzata dei rifiuti, che nell'ultimo report trimestrale sulle assenze "vanta" un 14,9%. A seguire Aequa Roma, l' "Equitalia" del Campidoglio: qui si assenta il 14,2% dei dipendenti. All'Atac, l'azienda dei trasporti pubblici romani, il tasso di assenza è invece del 12,1% (il doppio dell'Atm, l'omologa partecipata milanese).

Risorse per Roma, la partecipata che gestisce il patrimonio immobiliare del Comune, i dipendenti fino a un paio di anni fa godevano di 40 ore di permessi l'anno per le visite mediche di nonni, fratelli e nipoti (senza necessità di giustificazione oraria). Permesso abolito dall'attuale presidente e a.d. Massimo Bartoli (che ha rassegnato le dimissioni). Con lui il tasso di assenze della municipalizzata capitolina è sceso ad appena il 4%. Una percentuale pressoché unica nella galassia della aziende del Campidoglio.


Per la pensione è cieco, ma lui legge e guida: 80enne denunciato a Torino

Dovrà rispondere di truffa aggravata allo Stato per oltre 100mila euro


Gli uomini della Guardia di Finanza di Torino lo hanno pedinato e filmato mentre guidava la sua moto ape, coltivava l'orto, riscuoteva la pensione, faceva acquisti nei negozi e leggeva i necrologi. Eppure L.G., ottantenne, originario della provincia di Napoli ma da anni residente a Ciriè, nel Torinese, era stato dichiarato cieco assoluto e, per questo motivo, percepiva indebitamente la pensione di invalidità civile. L'uomo è stato denunciato.

L'anziano dovrà rispondere di truffa aggravata ai danni dello Stato per oltre 100mila euro. Denunciato alla procura della Repubblica di Ivrea, oltre alla restituzione delle somme indebitamente percepite, rischia fino a cinque anni di carcere.

Arrestato dalla polizia Johnny lo zingaro, in fuga dal 30 giugno

Assieme allʼergastolano arrestati anche la compagna e alcuni fiancheggiatori. Gli agenti si sono finti corrieri

Arrestato dalla polizia Johnny lo zingaro, in fuga dal 30 giugno

Gli agenti hanno arrestato Giuseppe Mastini detto Johnny lo zingaroevaso dal carcere di Fossano, in provincia di Cuneo. Lo rende noto la polizia su Twitter. Mastini, 27 anni, bloccato in un appartamento di Taverne d'Arbia, nel Senese, aveva fatto perdere le proprie tracce dal 30 giugno. A carico del 57enne, finito anche nell'inchiesta per la morte di Pasolini, numerosi reati. Fermata dalla polizia anche la complice.

Tradito dall'amore per una donna - E' stato tradito dall'amore per una donna Johnny. Al momento dell'irruzione, l'uomo era in compagnia di Giovanna Truzzi, 58 anni, evasa a sua volta dagli arresti domiciliari che stava scontando a Pietrasanta, in provincia di Lucca.

Quando è stato arrestato Johnny lo Zingaro era a casa della sorella della sua compagna. Lo spiega il Nucleo Investigativo Centrale della Polizia Penitenziaria (Nic). Le indagini hanno permesso di accertare che l'evaso, dopo aver lasciato il penitenziario di Fossano, ha raggiunto Genova con un taxi, spostandosi poi in treno fino al paese di Pietrasanta, dove ha incontrato il suo amore giovanile. Insieme alla donna si è trasferito a Taverna D'Arbia.

Le persone che gli hanno dato appoggio sono state denunciate a piede libero per favoreggiamento.

Nella casa, raccontano i vicini, vivevano nove persone di etnia sinti insieme alla sorella della sua compagna. La famiglia avrebbe abitato nella frazione di Taverne d'Arbia da una decina di anni. Al momento dell'irruzione, le forze dell'ordine non hanno esploso alcun colpo, raccontano ancora i vicini.

Alle sue spalle lo Zingaro ha una lunga scia di sangue dalla fine degli anni Settanta. Era stato coinvolto anche nell'inchiesta sulla morte di Pier Paolo Pasolini. Negli anni Ottanta aveva seminato il terrore a Roma, anche se il suo primo omicidio risale a quando aveva solo undici anni. Il Biondino, altro nome con cui Mastini era conosciuto, era già evaso in precedenza. La prima volta nel 1987, quando approfittò di una licenza premio per buona condotta e si rese protagonista di sanguinose scorribande che impegnarono le forze dell'ordine in una vera e propria caccia all'uomo, tra furti d'auto e rapine, il sequestro di una ragazza, Silvia Leonardi, l'omicidio di una guardia giurata, Michele Giraldi, e il ferimento di un brigadiere dei carabinieri, Bruno Nolfi. Si arrese solo due anni più tardi, nelle campagne di Mentana.

Fonte: tgcom24.mediaset.it

Si riapre il caso del mostro di Firenze: indagato un ex legionario


L'inchiesta sul mostro di Firenze è ancora aperta: la Procura e i carabinieri del Ros battono una nuova pista, che cerca contatti tra un estremista di destra e i personaggi già al centro del processo ai cosidetti "compagni di merende". Un ex legionario è indagato: si tratta di Giampiero Vigilanti, 87 anni, residente a Prato ed originario di Vicchio del Mugello, che ha conosciuto Pietro Pacciani, il sospettato numero uno per i delitti delle otto coppie di fidanzati commessi nelle campagne intorno a Firenze fra il 1968 e il 1985.
Vigilanti fu già perquisito nel settembre del 1985, tre giorni prima della perquisizione in casa di Pacciani. Ma Vigilanti, riporta il Corriere Fiorentino,  non sarebbe il solo indagato in questa nuova inchiesta affidata dalla Procura di Firenze al procuratore capo di Pistoia, Paolo Canessa, l'ex pm fiorentino che da sempre cerca la verità sul mistero del killer delle coppiette massacrate. Sono state passate al setaccio le relazioni di Vigilanti con Pacciani, con un defunto imprenditore di origini tedesche a suo tempo investito dalle indagini e con Salvatore Vinci, ma anche con altri elementi delle destra più estrema. L'ipotesi - scrive l'edizione fiorentina de La Repubblica - è che ci siano stati contatti con la strategia della tensione e con la volontà di aumentare la pressione sulla Procura di Firenze che all'epoca indagava sugli attentati ai treni. 
Assassini e politica I brutali delitti sarebbero stati uno dei fronti della strategia della tensione che ha sconvolto l'Italia dalla fine degli anni Sessanta fino alla metà degli anni Ottant,  tesi che sembra aver acquistato forza durante le più recenti indagini della Procura e dei carabinieri del Ros sulle uccisioni delle otto coppie di fidanzati. Delitti firmati dalla stessa arma, una Beretta calibro 22, dagli stessi proiettili Winchester serie H e, a partire da quello del 1974, dallo strazio dei corpi delle vittime femminili, con asportazioni di lembi di seno e di pube. Delitti che sembrano appartenere a un mondo totalmente estraneo alle trame nere, alle bombe sui treni, alle stragi che hanno segnato quegli stessi anni. In realtà conseguirono lo stesso obiettivo, quello di spargere terrore indiscriminato: perché chiunque poteva essere colpito, i giovani in particolare. Il protagonista della nuova inchiesta è l'ex legionario Giampiero Vigilanti. Cinque anni fa l'avvocato Vieri Adriani, che rappresenta i familiari di Nadine Mauriot, la giovane donna francese uccisa a Scopeti l'8 settembre 1985 con il fidanzato Jean Michel Kraveichvili, ha presentato un esposto, seguito da diverse integrazioni, in cui suggeriva di approfondire una pista già sfiorata oltre 30 anni fa e poi abbandonata. 
I compagni di merende La Procura di Firenze, che non si è mai fermata dopo le condanne definitive di Mario Vanni e Giancarlo Lotti, i "compagni di merende" di Pietro Pacciani morto prima che la giustizia si pronunciasse definitivamente sulle sue responsabilità, ha continuato a indagare, sempre sotto la guida Paolo Canessa, lo storico pm delle indagini sul "mostro", che oggi è procuratore di Pistoia ma che è stato delegato dal procuratore capo di Firenze, Giuseppe Creazzo. La pista di indagine indicata dall'avvocato Adriani conduce all'ex legionario Giampiero Vigilanti, 87 anni, reduce da molte guerre, originario di Vicchio come Pietro Pacciani. Il 16 settembre 1985, pochi giorni dopo il delitto di Scopeti, i carabinieri lo perquisirono "in quanto il predetto, da accertamenti svolti, poteva identificarsi nel noto Mostro di Firenze" (si legge nel verbale dell'epoca). Gli trovarono soltanto molti articoli sulle uccisioni dei fidanzati e sulle prostitute uccise in quegli stessi anni. Poteva essere solo il segno di un interesse morboso e niente più. 
Il legionario e Pacciani Nel novembre del 1994, in seguito a gravi dissidi con un vicino, l'ex legionario fu nuovamente perquisito e in quella circostanza i carabinieri gli trovarono 176 proiettili Winchester serie H non più in produzione dal 1981. Le più recenti indagini sono riservatissime, ma ora l'ex legionario è sotto inchiesta in relazione ai delitti e che sono state passate al setaccio le sue relazioni non soltanto con Pacciani, di cui era conterraneo e quasi coetaneo, non soltanto con un defunto imprenditore di origini tedesche a suo tempo investito dalle indagini e con Salvatore Vinci, già indagato nell'ambito della pista sarda, che abitava nella sua stessa strada, ma anche con altri elementi della destra estrema. Nell'inchiesta risulterebbero anche altri indagati.
Fonte: iltempo.it

venerdì 21 luglio 2017

Roma, morto Pino Pelosi: condannato per lʼomicidio di Pier Paolo Pasolini

Aveva 58 anni. Per anni si era autoaccusato dellʼomicidio dello scrittore, regista e poeta, poi nel 2015 aveva ritrattato

Roma, morto Pino Pelosi: condannato per l'omicidio di Pier Paolo Pasolini

E' morto a Roma all'età di 58 anni Pino Pelosi, l'uomo condannato in via definitiva per l'assassinio di Pier Paolo Pasolini, ucciso il 2 novembre del 1975 a Ostia. Pelosi, che era malato di tumore, si è spento nella notte al Policlinico Gemelli. Per anni si era autoaccusato dell'omicidio dello scrittore, regista e poeta, poi nel 2015 aveva ritrattato.

Pelosi fu fermato la notte stessa del delitto a Ostia alla guida dell'auto di Pasolini. Accusato di furto, confessa di avere rubato la vettura e viene trasferito nel carcere di Casal del Marmo.

Interrogato giorni dopo racconterà una prima versione, cioè di essere stato abbordato da Pasolini all'Idroscalo, di una colluttazione a causa di una prestazione sessuale, dell'investimento involontario dello scrittore durante la fuga in auto.

Pelosi fu poi condannato nel 1976 per omicidio volontario in concorso con ignoti; la Corte ritenne non fosse solo. La Corte d'Appello confermò la condanna per omicidio ma non diede credito all'ipotesi dei complici. Nel 1979 la Cassazione confermò la sentenza. Nell'83 ottenne la libertà condizionata.

Avvocatessa accoltellata nel suo studio a Milano: è grave, si cerca un uomo

La donna, 57 anni, aveva appuntamento con una persona per discutere di problemi condominiali. Indaga la Squadra Mobile

Milano, avvocatessa accoltellata nel suo studio in Porta Romana

Un'avvocatessa di 57 anni, Paola Marioni, è stata accoltellata all'addome all'interno del suo studio legale in via dei Pellegrini, in centro a Milano. Ricoverata al Policlinico, sarebbe in gravi condizioni. L'aggressione è avvenuta attorno alle 19, quando la donna aveva appuntamento con una persona per discutere di problemi condominiali. Sul caso indaga la Squadra Mobile.

Sarebbe stata lei stessa, mentre i paramedici del 118 la trasportavano al pronto soccorso, a fare il nome dell'uomo che l'ha accoltellata. Marioni è una civilista, si occupa soprattutto di cause fallimentari e sembra che avesse un incontro attorno alle 18:40 con un uomo per discutere di questioni legate a problemi condominiali. Questa, almeno, è la ricostruzione svolta dagli investigatori fino ad ora, anche se potrebbe esservi dell'altro.

Al momento del tentato omicidio (questa l'ipotesi di reato sulla quale si sta lavorando dopo l'ovvia apertura di un'indagine) sembra che non ci fossero altre persone nello studio, e sarebbe stata la stessa avvocatessa a chiedere aiuto. Le ragioni dell'agguato sono in fase di accertamento e nulla viene lasciato al caso, mentre tutti gli sforzi degli inquirenti sono dedicati a individuare l'aggressore che potrebbe essere catturato già nelle prossime ore. Nel frattempo si stanno raccogliendo le immagini delle telecamere della zona per ricostruire il percorso dell'uomo e capire in che direzione è scappato.